Smartphone sempre più al centro del dibattito sul benessere e l’attenzione degli studenti: il Governo italiano sta elaborando un’estensione del divieto d’uso anche per gli istituti superiori. Attualmente in vigore nelle scuole elementari e medie, la misura punta ora a coinvolgere studenti fino ai 18 anni, con l’obiettivo di promuovere concentrazione e rapporti reali tra ragazzi e docenti.
Smartphone vietato alle superiori: cosa ha annunciato Valditara
Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha confermato durante la trasmissione Cinque Minuti su Rai1 che il divieto di cellulare a scuola sarà esteso anche alle scuole superiori a partire dall’anno scolastico 2025-2026
La misura si aggiunge alla normativa già in vigore da settembre 2024 per la scuola primaria e secondaria di primo grado .
Secondo il ministro, l’assenza del dispositivo in classe ha portato a “ottimi risultati”: minore distrazione, maggiore partecipazione e un ambiente più sereno, riscontrati da insegnanti, famiglie e – sorprendentemente – dagli stessi studenti .
Smartphone e didattica: a che punto siamo?
Una questione educativa più che tecnologica
La decisione non è vista come un semplice divieto, ma come parte di una strategia più ampia per contrastare la dipendenza digitale tra i giovani. Secondo uno studio dell’Università di Milano-Bicocca, l’uso precoce di smartphone e social media può influire negativamente sul rendimento scolastico, alimentando disuguaglianze e riducendo la concentrazione
Rischi confermati dalla ricerca
Negli adolescenti, consumo eccessivo di smartphone si traduce in difficoltà cognitive, problemi di attenzione, insonnia e crescente ansia da prestazione.
Inoltre, sono evidenti gli effetti negativi su funzioni esecutive e protocolli di auto-regolazione
Un dibattito europeo sul divieto del cellulare a scuola
L’iniziativa italiana si inserisce in un contesto europeo in evoluzione. Paesi come Francia e Svezia hanno già introdotto divieti simili, con l’obiettivo di salvaguardare il benessere scolastico.
Bruxelles ha mostrato interesse per l’ipotesi italiana, che potrebbe estendersi a livello continentale, soprattutto riguardo al divieto di social media per gli under 15
Critiche e voci contrarie: il rischio proibizionismo
Non mancano le critiche. Il giornalista Antonio Polito ha messo in guardia contro l’approccio proibizionista, ribadendo che vietare non è educare, e che è necessario combinare il divieto con strumenti formativi .
Esperti di digital wellbeing concordano: l’obiettivo dovrebbe essere trasformare lo smartphone da fonte di distrazione a strumento educativo, attraverso corsi di alfabetizzazione digitale, programmazione (coding) e gestione delle notifiche
Quali misure servono per un uso consapevole della tecnologia?
Per rendere il divieto efficace, è fondamentale implementare:
Educazione al benessere digitale – includendo lezioni su gestione delle emozioni e dipendenza tech .
Spazi e routine di “detox digitale”, come previsto dal ministero .
Sostegno psicologico e interventi mirati per chi manifesta sintomi di dipendenza da smartphone e social
Verso un’educazione digitale equilibrata
L’Italia, tra i primi paesi in Europa, si avvia verso una normativa sul divieto del telefono in classe come strumento di protezione e non di censura. Ma come ricordano le ricerche, è l’approccio educativo a fare la differenza: è sempre più urgente aiutare gli studenti a gestire le potenzialità e i rischi della tecnologia, evitando che diventi fonte di ansia, procrastinazione o isolamento
Conclusioni: cosa accade da settembre 2025
Aspetto | Dettagli |
---|---|
Divieto smartphone | Esteso alle scuole superiori nel 2025-26 |
Contesto europeo | Francia e Svezia in prima linea, Bruxelles interessata |
Rischi della dipendenza | Confermati da studi su rendimento, ansia, funzioni esecutive |
Educazione digitale | Essenziale per un uso consapevole e sostenibile |
In sintesi, l’obiettivo è chiaro: rendere la scuola un luogo di apprendimento autentico, libero dalle distrazioni digitali, ma attento a trasformare la tecnologia in opportunità e non in ostacolo.
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